Archivio della categoria: Processo Telematico

varie ed eventuali alle porte della sospensione feriale

Siamo al primo agosto, le vacanze sono alle porte e, almeno noi civilisti, possiamo tirare un sospiro di sollievo per la finalmente tanto attesa sospensione feriale che inizia oggi e si concluderà il 15 settembre.

Un periodo di vacanza serve a tutti ed è bello sapere che, salvo urgenze, quantomeno per il prossimo mese e mezzo potremo stare al riparo da atti e scadenze.

Senza scadenze anche questo blog andrà in ferie e, salvo cataclismi telematici che non ci auguriamo, ci rivedremo a settembre sperando che il caldo e le vacanze portino un po’ di belle novità e soprattutto un po’ di consapevolezza in più.

Ho detto consapevolezza perché è questa la parolina magica che voglio lasciare a tutti miei lettori come spunto di riflessione sotto gli ombrelloni. Consapevolezza perché ho notato, in questi primi 15 giorni di valore legale presso il Tribunale di Bari, che, di consapevolezza, ce n’è veramente poca. Il countdown verso il 30 giugno del 2014 inesorabilmente prosegue e, purtroppo, non è raro trovare, sia tra il personale di cancelleria e sia tra i colleghi una totale indifferenza verso ciò che sarà il futuro ma che, in realtà, è già un presente.

Non mi stanco infatti di predicare che, fin da oggi, nei fori in cui è presente il valore legale si potrebbero ridurre almeno del 60% gli accessi in cancelleria se tutti gli avvocati costituiti depositassero i propri atti per via telematica.

Purtroppo invece, soprattutto nel foro di Bari, succede ben altro e, se qualche giorno fa ho raccontato un bella storia a lieto fine fatta di cancellieri volenterosi di imparare e capire, oggi devo raccontarne un’altra, aimè senza lieto fine.

La scena grosso modo è stata questa. Ieri mattina decidiamo in studio di effettuare l’ultimo deposito prima della tanto desiderata sospensione feriale per via telematica.

Provvedo così a creare la busta ed inviarla a mezzo PEC in pochissimi minuti. Dopo qualche minuto ricevo le due ricevute di accettazione consegna, nonchè l’esito dei controlli automatici. Seguendo le indicazioni del nostro CISIA, che ha cortesemente pregato noi avvocati di recarci in ogni caso in cancelleria per vedere se il tutto funziona, ed eventualmente per depositare copia di cortesia, vado in tribunale e riferisco al cancelliere la solita pappardella “ho fatto il deposito telematico lo può accettare? Se non lo sa fare la aiuto io, in ogni caso ho anche il cartaceo” come risposta mi becco un secco rifiuto coadiuvato dalla classiche frasi di circostanza, pronunciate indicando il computer: “perchè qui non funziona niente”,”perchè mica qui è tutto facile come pensate voi”,”perchè io devo aspettare due giorni per avere le ricevute di una pec”,”perchè qui finchè non ci danno degli strumenti adeguati”, “perché tanto io prima del 30 giugno 2014 me me vado in pensione”. Il sottoscritto invece, continuando a non perdere le speranze, risponde: “ma guardi che a Bari il valore legale c’è già e che succedeva se non venivo a portare il cartaceo?  Per me il depositato é già la ricevuta della pec” risposta: “beh poi si pensava”!

Inutile dire che, per estrema ratio di salvaguardia dei rapporti avvocato cancelliere, non me la sono sentita di insistere e ho depositato il cartaceo con una espressione alquanto affranta.

Sicuramente, anche in questa occasione, non me la sento di colpevolizzare il cancelliere, ma a chi ha il dovere di insegnarli, non solo ad accettare quel deposito, ma a renderlo appunto “consapevole”! Consapevole di quanto possa essere importante il processo telematico in un ottica di semplificazione del sistema giustizia; consapevole che, accettare un atto telematico, è un’operazione più facile e veloce rispetto all’apposizione di un timbro con conseguente inserimento dell’atto in un fascicolo di carta; consapevole che, se quell’atto fosse stato accettato per via telematica, la controparte potrebbe visualizzarlo e scaricarlo direttamente da Polisweb senza dover accedere in cancelleria.

Prima di augurarvi buone vacanze approfitto di questo post per segnalarvi corsi e convegni sul PCT e non  che si terranno a cavallo tra Settembre e Ottobre ed in cui avrò modo di relazionare sul processo telematico, sperando di trasmettere un po’ di consapevolezza in più.

–          “Corso teorico pratico sul PCT” – 10.9.2013 (Gioia del Colle), 13.9.2013 (Acquaviva delle Fonti) e 16.9.2013 (Santeramo in Colle) in collaborazione con Giuffrè e Associazione Avvocati e Praticanti del Tribunale di Acquaviva delle Fonti,

–          “L’AVVOCATO DIGITALE: ASSISTERE IL CLIENTE 2.0 NELLO STUDIO DEL FUTURO” – 4.10.2013 (Lecce) – in collaborazione con Amadir e Camera Civile di Lecce;

–          “Quando il processo è telematico: istruzioni per l’uso”, 11.10.2013  (Bari)  presso l’aula magna Aldo Moro dell’università degli Studi di Bari Facoltà di Giurisprudenza – in collaborazione con Amadir e il Commentario del Merito;

L’elenco è ancora provvisorio e provvederò ad aggiornarvi su queste pagine in caso di cambiamenti ed ulteriori eventi. Per il momento consentitemi di augurarvi buone vacanze sperando, al nostro rientro, di ritrovarci un processo sempre più telematico.

Nicola Gargano

 

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Quando il processo è telematico ma nessuno lo sa

Dopo storie di ordinaria cancelleria oggi raccontiamo un’altra storia a lieto fine. La storia del primo deposito telematico a valore effettuato dal sottoscritto presso il Tribunale di Bari. La storia inizia il 22 luglio alle ore 21 e si conclude questa mattina (23 luglio 2013) alle ore 13.30 con una piacevole chiacchierata con il personale di cancelleria del Tribunale di Bari.

Alle ore 21 avendo una memoria di replica in scadenza decidiamo di avvalerci per la prima volta della procedura telematica, attiva sul Tribunale di Bari dal 15 luglio scorso. Dopo aver creato con molta celerità la busta alle ore 21:07:01 dallo studio legale parte una PEC contenente la memoria di replica e, come allegato semplice la nota spese. Rispettivamente alle ore 21:07:05 e 21:07:09 giungono le ricevute di accettazione e consegna e con buona pace del sottoscritto alle 21:08:15,  un positivo esito dei controlli automatici mi consente di chiudere lo studio con la tranquillità di chi sa che, l’indomani, il cancelliere accetterà il deposito telematico evitandomi una inutile passeggiata in Tribunale.

Questa mattina invece nessuna risposta dalla cancelleria sino alle ore 11.30 e, alle ore 11.45, pur essendo sicuro di poter dare la mia memoria di replica per depositata, – ricordo infatti che il depositato telematico è costituito dalla ricevuta di avvenuta consegna che, nel mio caso, è giunta alle ore 21:07:09 del 23.7.2013 – decido di recarmi materialmente in cancelleria con gli atti cartacei pronti, confidando tuttavia in una pronta accettazione del telematico.

Con mia grande sorpresa all’ingresso della cancelleria scopro l’amara verità ovvero: “avvocato ma come si fa? Lo devo stampare?” a cui è seguita la mia forse meno scontata risposta: “non si preoccupi se vuole la aiuto io”.

Fu così che nel giro di pochi minuti la cancelleria si affollò di facce curiose e stranite allo stesso tempo, facce nelle quali si leggeva una sola domanda: “ma che state facendo”?

“stiamo accettando un atto telematico” rispondiamo in coro io, la cancelliera e il cancelliere smanettone chiamato in soccorso nel frattempo, ma arrivato quando il deposito era già stato accettato anche grazie al mio aiuto.

Dopo aver accettato il deposito iniziano a piovere sulla testa del sottoscritto mille domande. “Avvocato ma la nota spese dov’è?” e io “E’ allegata alla busta ma nei depositi che faccio su Milano l’ho sempre allegata così”, “ma no doveva fare un altro atto” risponde lei, “ma la nota spese non è un atto previsto come depositabile nel redattore” rispondo io.

Per farla breve, nel giro di pochi minuti inizia una piacevolissima chiacchierata sull’opportunità di creare delle prassi condivise tra avvocati, magistrati e cancellieri anche nel foro di Bari. Nel caso della nota spese, stamattina, la stessa è stata annotata come se fosse un deposito cartaceo, aimè, senza alcuna possibilità di creare un rimando al documento allegato alle repliche, mentre, l’altro cancelliere, sosteneva che, la stessa, andrebbe depositata come memoria generica e poi valorizzata come nota spese all’atto dell’accettazione.

Tante domande dunque ma prima fra tutte: a che punto siamo nella formazione lato cancellerie?

Stando all’esperienza di questa mattina ancora molto indietro ma, sicuramente, la buona volontà dei cancellieri che stamattina si sono prestati, prima ad ascoltare le mie dritte e dopo a lasciarsi andare in una piacevolissima chiacchierata sul PCT, fa ben sperare in un futuro roseo.

Fa ben sperare poi che, nel corso della chiacchierata, si è parlato di rilascio copie cartacee ed informatiche. A quanto pare, infatti, l’infrastruttura, sia lato PDA per l’avvocato e sia lato SICID per il cancelliere, è pronta, così come lo sono i pagamenti telematici per i diritti di copia, effettuabili sin da ora dal PST (http://pst.giustizia.it/PST/). Cosa manca? Forse tutto o forse niente, o meglio qualche decreto dirigenziale.

In compenso il 19 luglio è passato e, fortunatamente, quello che avevamo anticipato in questo articolo non si è avverato http://www.quandoilprocessoetelematico.it/quando-il-processo-e-psicopatico/ , una colossale marcia indietro o un giustificabile ritardo? Io come sempre spero nella prima ipotesi come sapete amo il lieto fine.

Nicola Gargano

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Storie di ordinaria cancelleria

A volte capita, in una giornata come tante, di recarsi in Tribunale per la normale attività di udienza e trovarsi a dover improvvisare lezioni di Processo Telematico, non certamente per puro diletto ma solo per poter ottenere una rimessione in termini.

Infatti, qualche settimana fa ho vissuto sulla mia pelle un episodio raccapricciante che poteva costare carissimo.

Telefonata in studio del collega di controparte: “Collega dove sei qui c’è il teste arrivato da Roma per l’udienza”. Risposta della segretaria: “quale udienza? A noi risulta ancora riservata”. Collega di controparte: “ma no é arrivata la PEC con lo scioglimento di riserva, l’ordinanza di ammissione prove é di febbraio e rinviava all’udienza di oggi per l’escussione dei testi”.

Non vi racconto il panico del momento, condito dalla quasi consapevolezza di essere decaduti dalla prova ma con un dubbio sullo sfondo. Possibile che ci sia sfuggito un biglietto di cancelleria in uno studio in cui le PEC vengono lette dai rispettivi avvocati, nonché dalla segretaria, nonché veicolate sulla mail tradizionale e sul punto di acceso?

La segretaria mi chiama trasmettendomi le stesse sensazioni di panico e, la prima cosa che faccio in udienza dopo aver mantenuto il necessario sangue freddo, é recarmi dalla cancelliera e chiedere di mostrarmi le ricevute della PEC che sosteneva di aver inviato.

La cosa che più mi ha colpito sono state proprio le parole della cancelliera. No, non c’è bisogno di controllare c’è la PEC, c’è il processo telematico, il biglietto di cancelleria non può non essere arrivato.

Dopo insistenze varie controlliamo sui terminali della cancelleria e troviamo il provvedimento scansionato. Per la cancelliera continuava ad essere tutto ok ma, quando le ho fatto notare che mancavano completamente le ricevute di accettazione consegna, si è dovuta arrendere all’evidenza. Quella pec, infatti,  non solo non era mai arrivata, ma non era neanche mai partita!

Morale della favola mancavano completamente le ricevute delle PEC ed evidentemente, il collega di controparte, avrà visto il provvedimento su polisweb sognandosi una PEC, mentre per il nostro studio c’è stato quel lieto fine chiamato rimessione in termini.

Inutile dire che ho fatto presente al personale della cancelleria che, per effettuare una comunicazione via PEC, non basta caricare il provvedimento sul SICID e premere il fatidico “bottone” che fa partire la comunicazione, ma occorre verificare le successive ricevute di avvenuta accettazione e consegna.

Quanto a noi avvocati, invece, è opportuno sottolineare, quanto sia frustante non poter controllare attraverso polisweb l’esito delle comunicazioni di cancelleria, con la aberrante conseguenza di non poter verificare la correttezza e la data di una comunicazione.

E’ bene ricordare infatti che laddove i termini processuali decorrano dalla data della comunicazione, gli stessi inizieranno a decorrere dalla data e ora riportata sulla ricevuta di avvenuta consegna della PEC al destinatario. Diventa dunque fondamentale rendere accessibili le predette ricevute agli avvocati, evitando inutili accessi in cancelleria che, peraltro, come nel caso di cui sopra, possono essere visti con diffidenza dal personale di cancelleria.

Nicola Gargano

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Quel fantastico novembre del 2010

E fu così che da quella data il sottoscritto non si è più fermato e ha iniziato a depositare atti con valore legale perlustrando, come sognava di fare ben sei anni prima, ogni meandro di quell’innovazione chiamata processo civile telematico.

Proprio dal quel mese di novembre del 2010 ho iniziato dunque ad analizzare luci ed ombre del processo civile telematico iniziando a raccontare insieme agli amici di Amadir (www.amadir.it) la mia esperienza in convegni organizzati in giro per l’Italia.

Il titolo dei convegni e delle slide è quasi sempre stato “Quando il processo è telematico”, titolo nato dalla voglia di circostanziare, una volta per tutte, il concetto di processo telematico.

Per molti infatti il processo telematico era semplicemente polisweb e, come avete potuto leggere nei post precedenti, per quelli come me, cresciuti nei Tribunali di serie B, il processo telematico si è limitato ad essere per tanti anni la semplice possibilità di accedere in modalità asincrona ai registri di cancelleria.

Il processo telematico però in una definizione liberamente tratta da Wikipedia è: “…parte integrante del piano di e-Government della giustizia civile italiana. Il PCT nasce quando l’Unione Europea minaccia sanzioni all’Italia per la lentezza dei processi. Lo scopo del processo civile telematico è di definire gli strumenti informatici, le regole e le procedure di diritto necessari ad informatizzare il processo civile…” (http://it.wikipedia.org/wiki/Processo_civile_telematico )

Personalmente mi sento di concordare con la definizione di wikipedia poiché lascia l’idea di quello che il processo telematico attualmente è, ovvero un grosso cantiere in continuo divenire di cui gradualmente vengono aperti dei pezzi.

Oggi, nei Tribunali più telematici d’Italia, il processo telematico è trasmettere ogni atto del processo per via telematica anche se, a parere di chi scrive si può e si dovrà fare molto di più.

Per citare alcune delle implementazioni attualmente mancanti vi è per esempio la possibilità di richiedere copie conformi direttamente in forma telematica pronte per essere notificate a mezzo PEC, mediante la facoltà concessa agli avvocati di notificare in proprio, oppure per essere inoltrate direttamente a mezzo PEC agli uffici UNEP che dovranno essere progressivamente informatizzati.

Una contestualizzazione del Processo Telematico ho provato poi a fornirla, insieme all’amico Paolo Della Costanza di Giuffrè informatica, nella guida pratica al processo telematico pubblicata nel mese di aprile 2013 nella collana officina del diritto edita da Giuffrè. (http://www.giuffre.it/it-IT/products/152050.html)

Tuttavia, in una materia così in divenire mi sono reso conto che, il lavoro di cui ho parlato nelle precedenti righe, può solo essere una base da cui partire per sviluppare ulteriori argomenti che ci consentiranno di servirci al meglio di questo grosso cantiere chiamato PCT raccontando oltre alle novità legislative e giurisprudenziali, le prassi e le storie dei vari tribunali d’Italia.

In ultimo prima di iniziare il nostro viaggio ringrazio l’amico Massimiliano Ponchio per avermi spinto a realizzare questo blog con la speranza ancora una volta che, quanti più colleghi possibili, possano usufruire presto del PCT, capendo una volta per tutte che per depositare un atto telematico non bisogna certo essere ingegneri informatici e che, i sacrifici svolti per imparare, ci risparmieranno code all’esterno delle cancellerie e fastidiose trasferte.

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Milano e il digital divide del processo civile

…Milano infatti dopo aver sperimentato l’invio telematico dei ricorsi per decreto ingiuntivo diventa, nel dicembre del 2006, uno dei primi Tribunali d’Italia a gestire i procedimenti monitori per via telematica.

Nel giugno del 2009 invece viene avviato a valore legale l’invio dei biglietti di cancelleria dando completa applicazione all’art. 51 del D.L. 112/2008 del 25 giugno 2008 che sancisce che, negli uffici giudiziari indicati nei decreti emanati dalla DGSIA (Direzione Generale dei Sistemi Informativi Automatizzati presso il Ministero della Giustizia), le notificazioni e le comunicazioni di cui al primo comma dell’articolo 170 del codice di procedura civile, la notificazione di cui al primo comma dell’articolo 192 del codice di procedura civile e ogni altra comunicazione al consulente sono effettuate per via telematica stabilendo altresì che, il destinatario non dotato di indirizzo elettronico dovesse recarsi in cancelleria per il ritiro.

In pratica, quella che oggi è regola in ogni tribunale d’Italia, a Milano diventò regola sin dal giugno del 2009 con l’estrema felicità per chi, come me, poteva finalmente applicarsi in ciò che aveva sempre sognato e soprattutto mandare il più possibile avanti uno studio a Milano essendo presente sul posto il meno possibile.

Credevo infatti che, poter esercitare la propria professione senza muoversi, potesse essere il sogno di qualsiasi avvocato e, pur essendoci il rammarico di non poter sperimentare ciò che avevo sempre sognato nel Tribunale di casa, mi recai al punto informatico presso il Tribunale di Milano per chiedere informazioni su come iscriversi al punto di accesso e di quali strumenti dotarmi per potermi buttare nel magico mondo del processo civile telematico.

Con grande sorpresa scopro che il sistema telematico si basava, prima del passaggio alla PEC avvenuto nel dicembre del 2011, sulla CPECPT (casella di posta elettronica certificata per il processo telematico) e che il sistema è inaccessibile se il proprio consiglio dell’ordine ha omesso di comunicare al ministero della giustizia l’albo completo di codice fiscale.

Senza questo passaggio infatti risultava impossibile per i punti di accesso iscrivere l’avvocato e assegnarli la propria CPECPT, indispensabile per effettuare depositi e ricevere i propri biglietti di cancelleria.

Capitava dunque di vedere in giro per il Tribunale di Milano cartelli tipo quello che potete osservare in foto che, per chi come me aveva tanta voglia di utilizzarli questi strumenti, rendevano la situazione amara e beffarda.

PCTmilano

Di conseguenza proprio chi dal processo telematico doveva trarne i maggiori vantaggi si trovava in una situazione di vero e proprio “digital divided” che è rimasto tale sino al novembre del 2010, data in cui, grazie ad una sempre più pregnante diffusione del processo civile telematico nei tribunali italiani, gran parte degli ordini italiani hanno inviato al ministero gli albi corretti alimentando il REGINDE (Registro Generale degli Indirizzi Elettronici).

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Chi sono

Dopo aver risposto al perché, ritengo sia doveroso spiegare a chi mi legge chi sono e perché ho deciso di occuparmi di processo telematico.

Cercherò di raccontarlo in più di un post, come se stessi raccontando una storia, la storia di un giovane avvocato che, nel suo primo giorno di pratica, al suo battesimo del Tribunale, in una ancora soleggiata giornata dell’ottobre del 2004, si affacciò quasi per caso in una sala convegni del Tribunale di Bari dove si parlava di qualcosa che avrebbe dovuto sconvolgere la vita di ogni avvocato, ovvero il Processo Civile Telematico.

Per un giovane ventitreenne come me, appena uscito dall’università con una tesi sul valore probatorio delle mail, quell’argomento sembrava affascinante e non potetti fare a meno di affacciarmi in quell’aula con quell’aria timida che solo i praticanti da primo giorno di udienza possono avere e, altrettanto timidamente, iniziare ad ascoltare quello che i relatori avevano da dire.

Bari era stata inserita nel progetto pilota dei Tribunali in cui si sarebbe sperimentato quello che oggi è conosciuto con  l’acronimo di PCT (Processo Civile Telematico) e, udite udite, di lì a poco il nostro tribunale sarebbe stato tra i più informatizzati d’Italia. Saremmo partiti con il deposito dei decreti ingiuntivi per via telematica, mediante un doppio binario che avrebbe garantito, nei primi mesi di sperimentazione, un passaggio graduale dalla carta al bit, un passaggio che, a detta di molti, si sarebbe concluso con il totale passaggio al telematico anche nella celebrazione delle udienze mediante ipotetici scambi di bozze dei verbali di udienza via E-mail (a quei tempi la PEC era ancora solo un noto negozio di gastronomia a Milano).

L’entusiasmo era ai massimi livelli e, in quegli istanti, non vedevo l’ora di poter diventare anche io avvocato per potermi inserire nel pool degli sperimentatori e sperimentare con i miei futuri colleghi la massima tecnologia applicata alla giustizia.

Non potendolo fare direttamente io e, avendo la fortuna di essere figlio d’arte, inserii nell’elenco di sperimentatori mio padre con la promessa che sarei stato il deus ex machina della situazione, pronto a contribuire alla nascita del tribunale del futuro.

Ci dotammo così della prima firma digitale nella speranza di iniziare ad inviare i primi decreti ingiuntivi telematici d’Italia e così anche noi avremmo potuto rispondere si alla domanda: Siete pronti?

Probabilmente però di pronto c’era ben poco e fu così che, dopo i primi timidi esperimenti, quel progetto pilota fu abbandonato lasciando ad altri Tribunali d’Italia il primato di Tribunali modello.

Pur accantonando momentaneamente il mio sogno nel cassetto decisi di continuare i miei studi di diritto dell’informatica frequentando nel 2005 il master in Diritto della Rete dell’Università degli Studi di Padova.

Dopo il master inizia la mia esperienza milanese, prima sotto forma di stage post master e, dopo essermi abilitato all’esercizio della professione forense nell’ottobre del 2007, iniziando a gestire una seconda sede milanese dello studio legale di famiglia.

Nel 2008 con altri colleghi di master decidemmodi fondare l’associazione Amadir (Alumni Master Diritto della Rete) diffondendo, tramite convegni e articoli sul nostro sito web (www.amadir.it), la cultura del diritto delle nuove tecnologie e di lì a poco fu inevitabile ricongiungermi con il primo amore: Il Processo Civile Telematico.

Tra gli argomenti trattati infatti ritorna in auge quel processo telematico che tanto mi aveva affascinato all’inizio della pratica forense e scopro che, proprio a Milano, dove iniziava a svolgersi gran parte della mia vita professionale il processo telematico stava diventando realtà…

(to be continued)

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Prima del Quando il Perché

Di blog ce ne sono tanti di ogni genere e, di blog giuridici, ancora tanti forse troppi. E’ quindi inevitabile chiedersi il perché ogni volta che ne nasce uno.

Probabilmente neanche l’idea di un blog sul processo telematico è nuova anzi, in un momento del genere, in cui concretamente il 100% dei biglietti di cancelleria dei Tribunali civili italiani viaggia tramite un piccione viaggiatore di nome PEC, in cui  in buona parte dei Tribunali italiani si possono inviare con pieno valore legale gli atti di causa per via telematica, in cui c’è grande fermento per la possibilità conferita agli avvocati di notificare direttamente a mezzo PEC, forse un ennesimo blog sul Processo Telematico può sembrare un cavalcare l’onda di un innovazione che avanza inesorabile.

Ma se devo rispondere alla domanda iniziale, e quindi al perché di un ennesimo blog sul PCT, mi tocca rispondere ai miei lettori con un’altra domanda, ovvero siamo veramente consapevoli di quest’innovazione? Siamo veramente in grado di rispondere “SI” alla domanda siamo pronti?

La domanda è ovviamente retorica e la risposta che percepisco ogni giorno nelle aule di giustizia è “No”, tuttavia ne sento puntualmente una diversa nei convegni sul processo telematico a cui mi capita di assistere sia come relatore che come spettatore.

E’ evidente che c’è qualcosa di storto e quindi un ennesimo blog sul processo telematico probabilmente serve come il pane per gli affamati, affamati di un innovazione di cui si parla sempre di più ma che per molti sembra lontana anni luce.

Se però a parlare è la legge l‘articolo 16-bis del D.L. n. 179/2012, convertito con la legge 221/2012 leggeremo che, a decorrere dal 30 giugno 2014 nei procedimenti civili, contenziosi o di volontaria giurisdizione, innanzi al tribunale, il deposito degli atti processuali e dei documenti da parte dei difensori delle parti precedentemente costituite ha luogo esclusivamente con modalità telematiche, nel rispetto della normativa anche regolamentare concernente la sottoscrizione, la trasmissione e la ricezione dei documenti informatici.

Tornando alla prima domanda dunque la risposta non può che diventare si e, la mia dichiarazione di intenti di questo blog è di far si che tutti miei colleghi il 30 giugno del 2014 alla domanda siete pronti possano rispondere con un SI con la S e la I maiuscola.

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