Archivio mensile:giugno 2013

Finalmente anche a Bari il valore legale

971299_10151458976710718_624535356_nSembra quasi una coincidenza, ma il primo vero post di questo blog è la notizia che, la Direzione Generale per i Sistemi Informativi automatizza presso il Ministero della Giustizia ha emesso il Decreto, ex articolo 35, comma 1, del DM 21/01/2011 n. 44, che attribuisce il valore legale a far data dal 15 luglio 2013 ai depositi telematici effettuati presso il Tribunale di Bari. Potranno essere dunque depositate telematicamente e con pieno valore legale i ricorsi per decreto ingiuntivo e i seguenti atti in corso di causa: Comparsa di risposta, Comparsa di intervento, Comparsa conclusionale e memoria di replica, elaborati CTU, Memoria autorizzate dal Giudice, Scambio delle memorie ex art. 186 co. 6, c.p.c.

Si tratta di una vera e propria rivoluzione per il foro barese e, anche se sono passati ben 8 anni da quell’ottobre del 2004 in cui si annunciava in pompa magna l’avvio della sperimentazione per il PCT a Bari in quanto sede pilota, si tratta di una vittoria! Invito tutti i colleghi del foro barese ad avvallersi dal 15 luglio di questa possibilità che, se sfruttata da tutti ci consentirà di recarci in tribunale solo per le udienze! Infatti, se tutte le controparti sono telematiche lo scambio delle memorie avverrebbe solo ed esclusivamente per via telematica scaricando gli atti direttamente da polisweb e senza doverci recare in tribunale! Una bella notizia vero?

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Quel fantastico novembre del 2010

E fu così che da quella data il sottoscritto non si è più fermato e ha iniziato a depositare atti con valore legale perlustrando, come sognava di fare ben sei anni prima, ogni meandro di quell’innovazione chiamata processo civile telematico.

Proprio dal quel mese di novembre del 2010 ho iniziato dunque ad analizzare luci ed ombre del processo civile telematico iniziando a raccontare insieme agli amici di Amadir (www.amadir.it) la mia esperienza in convegni organizzati in giro per l’Italia.

Il titolo dei convegni e delle slide è quasi sempre stato “Quando il processo è telematico”, titolo nato dalla voglia di circostanziare, una volta per tutte, il concetto di processo telematico.

Per molti infatti il processo telematico era semplicemente polisweb e, come avete potuto leggere nei post precedenti, per quelli come me, cresciuti nei Tribunali di serie B, il processo telematico si è limitato ad essere per tanti anni la semplice possibilità di accedere in modalità asincrona ai registri di cancelleria.

Il processo telematico però in una definizione liberamente tratta da Wikipedia è: “…parte integrante del piano di e-Government della giustizia civile italiana. Il PCT nasce quando l’Unione Europea minaccia sanzioni all’Italia per la lentezza dei processi. Lo scopo del processo civile telematico è di definire gli strumenti informatici, le regole e le procedure di diritto necessari ad informatizzare il processo civile…” (http://it.wikipedia.org/wiki/Processo_civile_telematico )

Personalmente mi sento di concordare con la definizione di wikipedia poiché lascia l’idea di quello che il processo telematico attualmente è, ovvero un grosso cantiere in continuo divenire di cui gradualmente vengono aperti dei pezzi.

Oggi, nei Tribunali più telematici d’Italia, il processo telematico è trasmettere ogni atto del processo per via telematica anche se, a parere di chi scrive si può e si dovrà fare molto di più.

Per citare alcune delle implementazioni attualmente mancanti vi è per esempio la possibilità di richiedere copie conformi direttamente in forma telematica pronte per essere notificate a mezzo PEC, mediante la facoltà concessa agli avvocati di notificare in proprio, oppure per essere inoltrate direttamente a mezzo PEC agli uffici UNEP che dovranno essere progressivamente informatizzati.

Una contestualizzazione del Processo Telematico ho provato poi a fornirla, insieme all’amico Paolo Della Costanza di Giuffrè informatica, nella guida pratica al processo telematico pubblicata nel mese di aprile 2013 nella collana officina del diritto edita da Giuffrè. (http://www.giuffre.it/it-IT/products/152050.html)

Tuttavia, in una materia così in divenire mi sono reso conto che, il lavoro di cui ho parlato nelle precedenti righe, può solo essere una base da cui partire per sviluppare ulteriori argomenti che ci consentiranno di servirci al meglio di questo grosso cantiere chiamato PCT raccontando oltre alle novità legislative e giurisprudenziali, le prassi e le storie dei vari tribunali d’Italia.

In ultimo prima di iniziare il nostro viaggio ringrazio l’amico Massimiliano Ponchio per avermi spinto a realizzare questo blog con la speranza ancora una volta che, quanti più colleghi possibili, possano usufruire presto del PCT, capendo una volta per tutte che per depositare un atto telematico non bisogna certo essere ingegneri informatici e che, i sacrifici svolti per imparare, ci risparmieranno code all’esterno delle cancellerie e fastidiose trasferte.

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Milano e il digital divide del processo civile

…Milano infatti dopo aver sperimentato l’invio telematico dei ricorsi per decreto ingiuntivo diventa, nel dicembre del 2006, uno dei primi Tribunali d’Italia a gestire i procedimenti monitori per via telematica.

Nel giugno del 2009 invece viene avviato a valore legale l’invio dei biglietti di cancelleria dando completa applicazione all’art. 51 del D.L. 112/2008 del 25 giugno 2008 che sancisce che, negli uffici giudiziari indicati nei decreti emanati dalla DGSIA (Direzione Generale dei Sistemi Informativi Automatizzati presso il Ministero della Giustizia), le notificazioni e le comunicazioni di cui al primo comma dell’articolo 170 del codice di procedura civile, la notificazione di cui al primo comma dell’articolo 192 del codice di procedura civile e ogni altra comunicazione al consulente sono effettuate per via telematica stabilendo altresì che, il destinatario non dotato di indirizzo elettronico dovesse recarsi in cancelleria per il ritiro.

In pratica, quella che oggi è regola in ogni tribunale d’Italia, a Milano diventò regola sin dal giugno del 2009 con l’estrema felicità per chi, come me, poteva finalmente applicarsi in ciò che aveva sempre sognato e soprattutto mandare il più possibile avanti uno studio a Milano essendo presente sul posto il meno possibile.

Credevo infatti che, poter esercitare la propria professione senza muoversi, potesse essere il sogno di qualsiasi avvocato e, pur essendoci il rammarico di non poter sperimentare ciò che avevo sempre sognato nel Tribunale di casa, mi recai al punto informatico presso il Tribunale di Milano per chiedere informazioni su come iscriversi al punto di accesso e di quali strumenti dotarmi per potermi buttare nel magico mondo del processo civile telematico.

Con grande sorpresa scopro che il sistema telematico si basava, prima del passaggio alla PEC avvenuto nel dicembre del 2011, sulla CPECPT (casella di posta elettronica certificata per il processo telematico) e che il sistema è inaccessibile se il proprio consiglio dell’ordine ha omesso di comunicare al ministero della giustizia l’albo completo di codice fiscale.

Senza questo passaggio infatti risultava impossibile per i punti di accesso iscrivere l’avvocato e assegnarli la propria CPECPT, indispensabile per effettuare depositi e ricevere i propri biglietti di cancelleria.

Capitava dunque di vedere in giro per il Tribunale di Milano cartelli tipo quello che potete osservare in foto che, per chi come me aveva tanta voglia di utilizzarli questi strumenti, rendevano la situazione amara e beffarda.

PCTmilano

Di conseguenza proprio chi dal processo telematico doveva trarne i maggiori vantaggi si trovava in una situazione di vero e proprio “digital divided” che è rimasto tale sino al novembre del 2010, data in cui, grazie ad una sempre più pregnante diffusione del processo civile telematico nei tribunali italiani, gran parte degli ordini italiani hanno inviato al ministero gli albi corretti alimentando il REGINDE (Registro Generale degli Indirizzi Elettronici).

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Chi sono

Dopo aver risposto al perché, ritengo sia doveroso spiegare a chi mi legge chi sono e perché ho deciso di occuparmi di processo telematico.

Cercherò di raccontarlo in più di un post, come se stessi raccontando una storia, la storia di un giovane avvocato che, nel suo primo giorno di pratica, al suo battesimo del Tribunale, in una ancora soleggiata giornata dell’ottobre del 2004, si affacciò quasi per caso in una sala convegni del Tribunale di Bari dove si parlava di qualcosa che avrebbe dovuto sconvolgere la vita di ogni avvocato, ovvero il Processo Civile Telematico.

Per un giovane ventitreenne come me, appena uscito dall’università con una tesi sul valore probatorio delle mail, quell’argomento sembrava affascinante e non potetti fare a meno di affacciarmi in quell’aula con quell’aria timida che solo i praticanti da primo giorno di udienza possono avere e, altrettanto timidamente, iniziare ad ascoltare quello che i relatori avevano da dire.

Bari era stata inserita nel progetto pilota dei Tribunali in cui si sarebbe sperimentato quello che oggi è conosciuto con  l’acronimo di PCT (Processo Civile Telematico) e, udite udite, di lì a poco il nostro tribunale sarebbe stato tra i più informatizzati d’Italia. Saremmo partiti con il deposito dei decreti ingiuntivi per via telematica, mediante un doppio binario che avrebbe garantito, nei primi mesi di sperimentazione, un passaggio graduale dalla carta al bit, un passaggio che, a detta di molti, si sarebbe concluso con il totale passaggio al telematico anche nella celebrazione delle udienze mediante ipotetici scambi di bozze dei verbali di udienza via E-mail (a quei tempi la PEC era ancora solo un noto negozio di gastronomia a Milano).

L’entusiasmo era ai massimi livelli e, in quegli istanti, non vedevo l’ora di poter diventare anche io avvocato per potermi inserire nel pool degli sperimentatori e sperimentare con i miei futuri colleghi la massima tecnologia applicata alla giustizia.

Non potendolo fare direttamente io e, avendo la fortuna di essere figlio d’arte, inserii nell’elenco di sperimentatori mio padre con la promessa che sarei stato il deus ex machina della situazione, pronto a contribuire alla nascita del tribunale del futuro.

Ci dotammo così della prima firma digitale nella speranza di iniziare ad inviare i primi decreti ingiuntivi telematici d’Italia e così anche noi avremmo potuto rispondere si alla domanda: Siete pronti?

Probabilmente però di pronto c’era ben poco e fu così che, dopo i primi timidi esperimenti, quel progetto pilota fu abbandonato lasciando ad altri Tribunali d’Italia il primato di Tribunali modello.

Pur accantonando momentaneamente il mio sogno nel cassetto decisi di continuare i miei studi di diritto dell’informatica frequentando nel 2005 il master in Diritto della Rete dell’Università degli Studi di Padova.

Dopo il master inizia la mia esperienza milanese, prima sotto forma di stage post master e, dopo essermi abilitato all’esercizio della professione forense nell’ottobre del 2007, iniziando a gestire una seconda sede milanese dello studio legale di famiglia.

Nel 2008 con altri colleghi di master decidemmodi fondare l’associazione Amadir (Alumni Master Diritto della Rete) diffondendo, tramite convegni e articoli sul nostro sito web (www.amadir.it), la cultura del diritto delle nuove tecnologie e di lì a poco fu inevitabile ricongiungermi con il primo amore: Il Processo Civile Telematico.

Tra gli argomenti trattati infatti ritorna in auge quel processo telematico che tanto mi aveva affascinato all’inizio della pratica forense e scopro che, proprio a Milano, dove iniziava a svolgersi gran parte della mia vita professionale il processo telematico stava diventando realtà…

(to be continued)

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Prima del Quando il Perché

Di blog ce ne sono tanti di ogni genere e, di blog giuridici, ancora tanti forse troppi. E’ quindi inevitabile chiedersi il perché ogni volta che ne nasce uno.

Probabilmente neanche l’idea di un blog sul processo telematico è nuova anzi, in un momento del genere, in cui concretamente il 100% dei biglietti di cancelleria dei Tribunali civili italiani viaggia tramite un piccione viaggiatore di nome PEC, in cui  in buona parte dei Tribunali italiani si possono inviare con pieno valore legale gli atti di causa per via telematica, in cui c’è grande fermento per la possibilità conferita agli avvocati di notificare direttamente a mezzo PEC, forse un ennesimo blog sul Processo Telematico può sembrare un cavalcare l’onda di un innovazione che avanza inesorabile.

Ma se devo rispondere alla domanda iniziale, e quindi al perché di un ennesimo blog sul PCT, mi tocca rispondere ai miei lettori con un’altra domanda, ovvero siamo veramente consapevoli di quest’innovazione? Siamo veramente in grado di rispondere “SI” alla domanda siamo pronti?

La domanda è ovviamente retorica e la risposta che percepisco ogni giorno nelle aule di giustizia è “No”, tuttavia ne sento puntualmente una diversa nei convegni sul processo telematico a cui mi capita di assistere sia come relatore che come spettatore.

E’ evidente che c’è qualcosa di storto e quindi un ennesimo blog sul processo telematico probabilmente serve come il pane per gli affamati, affamati di un innovazione di cui si parla sempre di più ma che per molti sembra lontana anni luce.

Se però a parlare è la legge l‘articolo 16-bis del D.L. n. 179/2012, convertito con la legge 221/2012 leggeremo che, a decorrere dal 30 giugno 2014 nei procedimenti civili, contenziosi o di volontaria giurisdizione, innanzi al tribunale, il deposito degli atti processuali e dei documenti da parte dei difensori delle parti precedentemente costituite ha luogo esclusivamente con modalità telematiche, nel rispetto della normativa anche regolamentare concernente la sottoscrizione, la trasmissione e la ricezione dei documenti informatici.

Tornando alla prima domanda dunque la risposta non può che diventare si e, la mia dichiarazione di intenti di questo blog è di far si che tutti miei colleghi il 30 giugno del 2014 alla domanda siete pronti possano rispondere con un SI con la S e la I maiuscola.

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